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PMA: cos’è e quando serve

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Per chiarire il concetto di Procreazione Medicalmente Assistita e comprendere di cosa si stia parlando, può risultare utile questa semplice definizione ministeriale: “una serie di procedure e tecniche che comportano il trattamento di ovociti umani, di spermatozoi o embrioni nell’ambito di un progetto finalizzato a realizzare una gravidanza”, oppure questa dell’ISS, più tecnica ma altrettanto sintetica: “la PMA è il concepimento che avviene grazie al congiungimento non-coitale dei gameti”.

Comunque si voglia affrontare la questione, la PMA è un’area della medicina rivolta alla soluzione dei problemi di infertilità e delle difficoltà di concepimento naturale.

La sua storia è abbastanza recente, considerato che risale al 1978 la prima nascita ottenuta grazie alle tecniche di procreazione assistita: una bambina, l’inglese Louise Brown.

Oggi il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita è consentito, stando alle Linee Guida del 2015 in materia, solo quando sia accertata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause che impediscono la procreazione, ed è comunque circoscritto ai casi di sterilità o di infertilità certificate da atto medico.

In base alle cause di infertilità della coppia possono essere utilizzate differenti tecniche, che per legge devono essere applicate con gradualità, cioè cominciando sempre dalle meno invasive (tecniche di primo livello).

Le più diffuse attualmente sono, in ordine di complessità: l’inseminazione intrauterina (IUI), la fecondazione in vitro e il trasferimento embrionale (FIVET), l’iniezione intra-citoplasmatica dello spermatozoo (ICSI-IMSI).

Da un punto di vista numerico, la Relazione 2015 del Ministero della Salute sullo stato di attuazione della Legge 40, evidenzia che nel 2013 in Italia, anche a fronte di una crescita del numero dei Centri privati, quasi 72.000 coppie – con età delle donne mediamente in aumento – hanno seguito un trattamento di PMA: più di 12.000 i bambini nati, ovvero il 2,4% del totale delle nuove nascite del Paese.

Lasciando da parte gli aspetti tecnici e scientifici della PMA, bisogna sottolineare che la strada della procreazione assistita è una scelta importante, che deve essere affrontata in modo consapevole e unanime dalla coppia.

In questo risulta fondamentale il ruolo degli Specialisti – non solo medici della riproduzione, ma anche psicologi – a cui ci si rivolge: a loro spetta infatti informare e consigliare la coppia, accompagnandola lungo tutto il percorso diagnostico e terapeutico più adatto al caso specifico.

Normalmente viene consigliato di rivolgersi a uno Specialista per accertamenti al termine di un periodo di 12 mesi di rapporti frequenti e non protetti, senza aver ottenuto il concepimento. Dopo aver accertato la presenza di ovulazione nella donna e di un’adeguata produzione di spermatozoi nell’uomo, si passa poi a esami più approfonditi, per individuare le cause che ostacolano la fecondazione naturale.

Una diagnosi tempestiva di eventuali patologie consente spesso di intervenire sull’infertilità con trattamenti mirati, sia farmacologici sia chirurgici, ma dove ciò non fosse possibile la PMA diventa l’unica opzione per avere un figlio. La “rapidità d’azione” è naturalmente fondamentale in questi casi: soprattutto se la donna ha più di 35 anni, più si aspetta e minori sono le possibilità di successo.