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La figura dell’uomo nell’epoca della PMA

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Quale ruolo riveste oggi l’uomo nel delicato tema della riproduzione assistita? Il Dott. Umberto Valente, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio (U.O.C. Andrologia e Medicina della Riproduzione dell’A.O. Università di Padova),  affronta in questo articolo questo tema, spiegando come sia necessario e fondamentale superare tabù e accettare con responsabilità un ruolo più “attivo” e partecipe. Insuccessi, paure, stress, ansia, ma anche supporto nella scelta degli specialisti, quali tecniche di PMA sono più adatte e come percorrere con serenità il “viaggio” alla ricerca di un figlio.

 

Infertilità maschile: ancora un tabù?

Fino a qualche tempo fa, ma non troppi anni indietro, l’infertilità maschile era una “tabù”. Ma le cause di una mancata gravidanza sono spesso da ricercare nell’uomo. Al giorno d’oggi se dopo un anno di tentativi mirati non si verifica una gravidanza, entrambi i coniugi devono sottoporsi a una serie di esami.

Prima non era raro che una coppia che non riusciva ad avere figli concentrasse le proprie attenzioni soltanto sulla donna. Per ottenere un coinvolgimento dell’uomo si è dovuti uscire dalla falsa idea che infertilità sia uguale a mancanza di virilità. Un uomo può vivere una normale e felice attività sessuale e, allo stesso tempo, può non poter concepire figli.

Degno di nota è il fatto che, in accordo con i risultati di numerosi studi, il numero di spermatozoi nell’eiaculato maschile è andato progressivamente riducendosi negli ultimi decenni, a testimoniare l’incidenza negativa dell’inquinamento, delle malattie infettive a trasmissione sessuale e di altri fattori tipici delle società industrializzate (alimentazione scorretta, stress, inattività fisica ed obesità).

 

Fattori chiave: prevenzione e dialogo con l’Andrologo

Dal momento che la maggior parte degli uomini con problemi di fertilità non è sterile, ma “semplicemente” ipofertile, è molto importante adottare norme comportamentali adeguate, da affiancare a quelle terapeutiche prescritte dall’andrologo. Tali regole, utili anche in ottica preventiva, comprendono l’astensione dal fumo, la moderazione dell’alcol, l’utilizzo di indumenti e biancheria intima traspirante e non troppo stretta, il rispetto di una dieta e l’adozione di uno stile di vita più attivo.

Sono numerosi i fattori che possono influenzare negativamente, per tutto l’arco della vita di un uomo, la sua capacità riproduttiva. Alcuni di questi fattori possono essere transitori, (esempio banale la febbre quando supera i 38,5 °C può alterare la spermatogenesi per un periodo fra i 2 e i 3 mesi), o permanenti che possono portare a quadri di azoospermia (assenza di spermatozoi anche dopo centrifugazione del campione seminale) da causa genetica o dopo radio e chemioterapie effettuate per trattamento di neoplasie.

 

Verso la gravidanza: un “nuovo ruolo” per l’uomo

L’ uomo non può più essere considerato “mera presenza inseminatrice”, al contrario, è diventato parte attiva del percorso verso la sospirata gravidanza, e talvolta la strada diventa anche tortuosa e dolorosa.

Basti pensare agli esami invasivi cui sono costretti in determinate occasioni (ago aspirato testicolare diagnostico o biopsia di frammento testicolare) per comprendere come l’uomo debba finalmente prendere coscienza del suo ruolo e non, come spesso avviene, lasciarsi trascinare passivamente dalla partner.

Tutto ciò si traduce, e non mi stancherò mai di dirlo, in Prevenzione Andrologica. Un controllo quando si diventa maggiorenni con la diagnosi precoce di alcune patologie cambia radicalmente le prospettive dal punto di vista prognostico e terapeutico.

 

Ultimo aggiornamento 22 / 03 /2017