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Il “drop out” nella PMA: perché le coppie rinunciano?

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Entriamo nel vivo dell’abbandono terapeutico, anche noto come “drop out”, tema molto caldo e cruciale per le coppie in cerca di una gravidanza. Ci aiuta a comprenderne gli aspetti complessi e delicati la Dott.ssa Stefania Amicucci (Specialista in Ginecologia ed Ostetricia ed esperta in diagnosi e cura della sterilità di coppia e nelle tecniche di PMA). Siamo così alla terza puntata del “BLOG degli ESPERTI” (leggi la prima puntata e la seconda) di Progestazione.it, rubrica a cura dei nostri Specialisti, aperta con l’intento di illustrare e spiegare il percorso che la coppia alla ricerca di un figlio affronta. Insuccessi, paure, stress, ansia, ma anche supporto nella scelta degli specialisti, quali tecniche di PMA sono più adatte e come percorrere con serenità il “viaggio” alla ricerca di un figlio.

Fattore tempo: aspettare non aiuta la fertilità

Molte coppie infertili scelgono addirittura di non effettuare neanche una consulenza da uno specialista dell’infertilità, oppure aspettano anche diversi anni prima di rivolgersi ad un esperto, rischiando così di sottoporsi ad un’eventuale procedura di PMA con un ritardo che poteva essere evitato e che potrà essere causa di ridotte chances finali di gravidanza.

In questa fase la paura del fallimento e della conseguente frustrazione è una delle “barriere emotive” più importanti che allontanano le coppie dai centri di infertilità.

Paure immotivate e mancanza di consapevolezza

Ma spesso entrano in gioco anche il rifiuto di trattamenti di fecondazione assistita per motivi etici, religiosi e/o personali, la paura spesso immotivata di possibili ripercussioni sulla propria salute o su quella del nascituro, la convinzione di non aver bisogno di aiuto.

In questo quadro, una mancata “presa di coscienza” del problema, in cui si rendono in parte responsabili, talvolta, anche medici poco esperti di sterilità. La loro esortazione alla coppia, semplicemente “di non farsi prendere dall’ansia” e dallo stress del concepimento, può essere causa invece di ritardi diagnostico-terapeutici potenzialmente molto dannosi.

Abbandonare la terapia prima ancora di iniziare

Molti abbandoni si verificano anche dopo aver effettuato la prima consulenza o dopo aver completato l’iter diagnostico per infertilità ma prima di iniziare qualsiasi trattamento, oppure nel passaggio da trattamenti di primo livello (induzioni dell’ovulazione con rapporti mirati e/o inseminazioni intrauterine) a trattamenti più complessi (FIVET/ICSI). Tuttavia, una grossa fetta di abbandoni si verifica dopo il fallimento di uno o più tentativi di fecondazione in vitro.

Gestire le aspettative: pensare in termini di “periodo” di trattamento

Per migliorare l’aderenza terapeutica sicuramente è molto importante gestire le aspettative della coppia in modo adeguato. Il medico deve far sì che la coppia venga esaurientemente informata sulle sue reali aspettative di successo: se la prognosi riproduttiva non è brillante, ad esempio per età “avanzata” o per riserva ovarica ridotta della donna, la coppia deve esserne informata adeguatamente in modo da poter reagire meglio ad un eventuale fallimento e da poter prendere con più consapevolezza la decisione se ripetere o meno un trattamento.

Eventualmente la coppia andrebbe esortata, quando possibile, a non focalizzarsi troppo sulle chances di successo di un unico trattamento quanto piuttosto a pensare in termini di “ciclo di più trattamenti”. La tendenza attuale nel valutare i risultati della PMA è infatti proprio quella di non considerare la percentuale di successo di un solo ciclo ma di analizzare un “periodo” di trattamento, durante il quale si effettuano più cicli di stimolazione, solitamente almeno tre.

Appare quindi evidente, e assolutamente da non sottovalutare, che una riduzione del tasso di drop out nella PMA non solo permetterebbe a molte più coppie di riuscire a coronare il sogno di avere un figlio ma in generale si rifletterebbe positivamente anche sulle percentuali di successo della PMA.

Comunicazione, informazione, empatia, disponibilità e se necessario sostegno psicologico: questi gli elementi imprescindibili per fidelizzare la coppia, affiancarla e sostenerla nel suo percorso, affinché possa affrontare al meglio uno o più trattamenti di PMA con tutte le loro eventuali difficoltà, a prescindere dal risultato finale positivo o negativo.

 

Ultimo aggiornamento 26 / 04 / 2017