L’ipercolesterolemia, cioè la presenza di valori elevati di colesterolo nel sangue, coinvolge in Italia circa 2,5 milioni di persone: il 34,3% degli uomini e il 36,6% delle donne tra i 35 e i 79 anni. Dati preoccupanti che arrivano dal 47° Congresso ANMCO – Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, nel corso del quale gli esperti hanno evidenziato come questo problema sanitario determini un costo per la sanità pubblica di oltre un miliardo di euro. Una spesa che potrebbe diminuire sensibilmente con un corretto percorso diagnostico terapeutico.
La scarsa consapevolezza nei confronti del problema rappresenta probabilmente l’ostacolo principale a un’adeguata prevenzione: del 35% della popolazione che soffre di ipercolesterolemia, 4 persone su 10 non hanno infatti coscienza dei rischi per la salute che la loro condizione può comportare. A ciò si aggiunge che anche tra i soggetti più attenti, che dopo un primo controllo seguono un trattamento per ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, solo il 24% degli uomini e il 17% delle donne effettua regolarmente esami successivi, pregiudicando in questo modo l’efficacia stessa della terapia.
Con l’obiettivo di ridimensionare questi numeri, è stato redatto un documento di consenso, sottoscritto da molte società scientifiche e condiviso dall’Istituto Superiore di Sanità, nel quale sono contenute nuove linee guida di riferimento. Come dichiarato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il testo “regola in maniera incontrovertibile come ci si deve comportare con un paziente con il colesterolo alto … anche in relazione a nuovi parametri che non includono un valore massimo ma un valore di riferimento tarato sulle caratteristiche e la condizione di salute del paziente stesso”.
Si tratta in definitiva di rivoluzionare l’approccio alla patologia, garantendo una visione univoca e condivisa riguardo alla necessità di una personalizzazione del trattamento da adottare, cioè di scegliere la strategia più adatta in base al profilo di rischio cardiovascolare di ogni singolo paziente.
Un percorso fondamentale per prevenire il rischio di infarto e ictus, considerando che, come ricorda Michele Gulizia – Presidente ANMCO – Gli elevati livelli di colesterolo “cattivo” LDL sono il principale fattore di rischio della cardiopatia ischemica, la prima causa di morte tra le malattie cardiovascolari, e determinano una probabilità 3,6 volte superiore alla norma di sviluppare coronaropatie.
Nello specifico, dagli ultimi dati disponibili risulta che quasi la metà dei decessi evitabili di persone sotto i 75 anni è provocato da malattie cardiache e ictus (in totale circa 280.000 persone in un anno).