Nelle ultime decadi la prevalenza dell’obesità pediatrica è drammaticamente aumentata, tanto da portare l’Organizzazione Mondiale della Sanità a definirla come uno dei problemi di salute più seri del 21° secolo. La preoccupazione indotta dai dati è motivata dalle numerose conseguenze, sia fisiche che psicologiche, che l’obesità ed il sovrappeso inducono già nel bambino e nell’adolescente e che spesso si aggravano nell’adulto.
La diffusione: cenni epidemiologici
Negli Stati Uniti la prevalenza dell’obesità è aumentata dal 6% al 15% nei bambini dai 2 agli 11anni e dal 5% al l’8% negli adolescenti; un trend simile è presente anche in molti paesi europei, dove soprappeso ed obesità sono presenti nel 31.8% dei soggetti in età scolare. Per comprendere la dimensione del fenomeno nei bambini italiani, a partire dal 2007 il Ministero della Salute ha promosso il sistema di sorveglianza OKkio alla Salute, che ad oggi ha effettuato tre raccolte dati (2008-9, 2010, 2012), coinvolgendo otre 40.000 bambini. I dati emersi nell’ultima rilevazione confermano livelli preoccupanti di eccesso ponderale: il 22.2% dei bambini è in sovrappeso ed il 10.6% obeso, con percentuali più elevate nelle regioni del Centro-Sud .
Le conseguenze dell’obesità in età adulta
L’obesità insorta in età evolutiva, infatti, può persistere (con una probabilità del 40-80% nei vari studi) anche in età adulta. In particolare i bambini obesi possono presentare complicanze:
- ortopediche
- respiratorie
- disturbi del comportamento alimentare e dell’umore
- alterazioni metaboliche come la dislipidemia, l’intolleranza glucidica o il diabete franco, l’ipertensione arteriosa e la steatosi epatica non alcolica, responsabili di un aumentato rischio cardiovascolare.
È stato ampiamente documentato che l’adolescenza è un periodo critico nel determinare il rischio cardiometabolico in età adulta; lo sviluppo dell’aterosclerosi, infatti, inizia già nell’adolescenza in associazione con l’aumento dell’adiposità, con la comparsa della dislipidemia e dell’ipertensione arteriosa e tali condizioni aumentano il rischio di morte prematura in età adulta.
Ripercussioni sul sistema endocrino
I bambini obesi possono presentare alterazioni ormonali, più o meno evidenti, che possono coinvolgere la tiroide, il pancreas, i surreni, ma in maniera particolare meritano un approfondimento le alterazioni funzionali a carico dell’ipofisi e delle gonadi, per le importanti ripercussioni che inducono sulla crescita e sullo sviluppo puberale.
L’accelerazione della velocità di crescita nei bambini obesi prepuberi non è conseguente ad un’iperattivazione dell’asse GH (growth hormone)/IGF-1 (insulin-like growth factor). Infatti in questi soggetti è presente una ridotta secrezione di GH, conseguente a riduzione della sua permanenza in circolo, della frequenza dei suoi picchi secretori e della sua quota di produzione giornaliera, ma si rilevano normali livelli di IGF-1. In particolare, la secrezione giornaliera di GH si riduce del 6% per ogni incremento di un’unità del BMI (Body Mass Index).
Nelle ultime decadi, parallelamente al progressivo aumento del numero dei bambini obesi, si è registrata una tendenza verso una più precoce epoca di comparsa della pubertà. Mentre la maggioranza degli studi sono concordi nell’associare l’obesità infantile femminile ad una più precoce età di comparsa della pubertà, nei maschi i dati sono contrastanti.
Sebbene dalla letteratura non emerga in maniera univoca una relazione lineare tra BMI e pubertà precoce, la maggior parte dei lavori è comunque concorde nell’assegnare un ruolo determinante sull’esordio precoce della pubertà al rapido aumento di peso e alla maggiore percentuale di massa grassa acquisiti nei primi anni dell’infanzia.
Obesità e ipogonadismo
Il meccanismo specifico coinvolto nella patogenesi dell’ipogonadismo relativo che si osserva negli adolescenti obesi non è noto, ma sono state formulate diverse ipotesi, che coinvolgerebbero la leptina, l’insulina e i livelli estrogenici.
Nei soggetti obesi è presente un aumento dell’attività aromatasica, presente nel tessuto adiposo in eccesso, che potrebbe determinare un’eccessiva sintesi di estrogeni dagli androgeni e la conseguente soppressione funzionale della produzione delle gonadotropine.
Come prevenire il rischio
In tutti i bambini obesi, quindi, in considerazione dell’elevato rischio di sviluppare anomalie endocrine, è opportuno effettuare un’attenta valutazione della velocità di crescita e dello sviluppo puberale da parte dello specialista pediatra e successivamente indirizzare il paziente in età adolescenziale/adulta all’attenzione dello Specialista Andrologo, per una più mirata analisi della funzionalità gonadica e metabolica.
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Ultimo aggiornamento 19/2/2016