Una dieta ricca di grassi saturi, carni rosse, uova e latticini e povera di pesce, fibre, frutta e verdura, magari associata a uno stile di vita sedentario, è dannosa per le nostre arterie e rappresenta un importante fattore di rischio cardiovascolare.
Possiamo dire che questo sia un dato di fatto, e che alla maggior parte di noi sia noto che con un’alimentazione non bilanciata si alzano i livelli di trigliceridi e colesterolo nel sangue, ma quanto invece ne sappiamo delle differenze tra queste due sostanze?
Trigliceridi e colesterolo: quali differenze?
Non molto, a giudicare da quanto afferma il Prof. Roberto Volpe, Lipidologo e Ricercatore del CNR di Roma. Colesterolo elevato e trigliceridi alti sono entrambi fattori di rischio cardiovascolare, ma riguardo agli aspetti dei trigliceridi, secondo l’esperto, ci sarebbe molta meno consapevolezza nella popolazione rispetto a quelli del colesterolo. Se tutti noi sappiamo che l’ipercolesterolemia, sopra i 200mg/dl diventa rischiosa, altrettanto non si può dire per i trigliceridi: pochi sono consapevoli del fatto che già sopra ai 150 mg/dl si parla di un’ipertrigliceridemia “borderline”, e che questa diventa reale al di sopra dei 200 mg/dl, con un forte aumento del rischio di sviluppare malattie cardiovascolari.
Problema sottovalutato, dunque, quello dei trigliceridi alti, soprattutto se si pensa – sottolinea il Prof. Volpe – che l’ipertrigliceridemia è molto più frequente dell’ipercolesterolemia: l’ipercolesterolemia familiare interessa circa una persona su 3/400, mentre l’ipertrigliceridemia pura una su 100, e oltretutto spesso si associa ad altri fattori di rischio.
Ma andando più sull’aspetto “scientifico”, quali sono le reali diversità biologiche tra colesterolo e trigliceridi?
Ascolta il parere dell’Esperto, Prof. Roberto Volpe
Sono entrambi grassi, ma se il primo è una molecola di tipo steroideo, i secondi, come suggerisce il nome, sono costituiti da una molecola di glicerolo a cui si legano 3 molecole di acidi grassi. I trigliceridi derivano principalmente dai grassi che assumiamo con l’alimentazione, e la loro sintesi da parte dell’organismo è minima; al contrario, circa il 70% del colesterolo che troviamo nel sangue è prodotto dal nostro fegato.
Entrambi circolano nel sangue senza dissolversi, grazie a specifiche proteine chiamate lipoproteine, e la loro presenza a livelli normali non è da considerarsi dannosa: svolgono anzi importanti funzioni fisiologiche. Il colesterolo è un elemento fondamentale nella costituzione della parete cellulare, oltre a partecipare al processo digestivo e alla produzione di vitamina D e di alcuni ormoni, i trigliceridi servono invece come riserva di energia, immagazzinando le calorie non utilizzate dall’organismo.
Il ruolo principale nel controllo dei valori di questi due tipi di grassi è svolto da alimentazione e stile di vita; qualora i comportamenti “virtuosi” non fossero sufficienti, bisogna ricorrere invece all’utilizzo di presidi farmacologici. Da questo punto di vista, il Prof. Volpe tiene a evidenziare che contro l’ipertrigliceridemia gli Omega-3 in formulazione farmaceutica agiscono molto efficacemente, ma spiega soprattutto che quando diventa necessario intervenire contro il contestuale aumento del colesterolo, è possibile associare in piena sicurezza gli Omega-3 con le statine, i farmaci di riferimento utilizzati per il trattamento dell’ipercolesterolemia.
Tale combinazione terapeutica a lungo termine permette dunque di fare una reale e profonda prevenzione, riducendo i livelli di trigliceridi e colesterolo senza l’insorgenza di effetti collaterali che spesso avviene quando si combinano altri farmaci (ad esempio fibrati + statine).