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Naso deviato? Ecco cosa c’è da sapere

Quando si rende necessario un intervento di settoplastica? Che giovamento si ottiene dalla riduzione dei turbinati? Quali sono gli effetti collaterali di questo genere di operazioni? Abbiamo incontrato il Dott. Giuseppe Covetti, Specialista in Otorinolaringoiatria della Clinica Vesuvio di Napoli, per un approfondimento sulla chirurgia nasale, cercando di dare una risposta a queste domande, focalizzandoci in particolare sul ruolo dell'acido ialuronico nel recupero post-operatorio.

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Come è costituito il setto nasale? A quali conseguenze porta una sua deviazione?

Il setto nasale divide le fosse nasali in due spazi uguali; è costituito da una parte cartilaginea e da una ossea, e una sua eventuale deviazione – traumatica o congenita – causa al paziente un’ostruzione nasale con conseguenti difficoltà respiratorie e in particolare durante la notte, essere costretti a respirare a bocca aperta determina ulteriori disagi, quali russamento e xerostomia, cioè secchezza delle fauci.

Una conseguenza della deviazione del setto nasale è poi quasi sempre – formazioni carnose presenti nelle fosse nasali preposte all’umidificazione, al riscaldamento e alla depurazione dell’aria inspirata – e il cui aumento di volume è in grado di condizionare negativamente la respirazione nasale.

Come procede lo Specialista con un paziente che presenta i sintomi tipici di un’ostruzione nasale?

Dopo un’indagine su eventuali allergie, familiarità o eventi traumatici pregressi, si procede con una visita che oggi non può prescindere dall’impiego delle fibre ottiche per controllare accuratamente la conformazione delle strutture nasali e in particolare la cosiddetta coda dei turbinati, verificandone un’eventuale ipertrofia. Quando il medico sospetta complicanze, come la poliposi nasale, è utile effettuare una TAC maxillo facciale per chiarire il quadro della situazione.

Nei casi di lieve deviazione del setto nasale o ipertrofia dei turbinati, solitamente si parte sempre con la terapia medica, cioè con un trattamento di prima scelta che consiste in lavaggi nasali, spray nasali a base di corticosteroidi, antistaminici o cortisone per via orale. Quando però i problemi non rispondono alle cure mediche, l’unica soluzione è quella di ricorrere alla chirurgia. Naturalmente però, quando la deviazione è importante, oppure in presenza di poliposi nasale, la prima scelta è sempre quella chirurgica.

In cosa consiste l’intervento? È risolutivo?

Con l’intervento di settoplastica viene praticata un’incisione endonasale scollando la lamina cartilaginea del setto dalla mucosa di rivestimento, si rimuove la parte di cartilagine deviata e poi si applicano dei punti riassorbibili per riposizionare la mucosa sulla porzione della cartilagine residua. Questo intervento è in pratica sempre associato alla riduzione volumetrica della mucosa che riveste i turbinati, per la quale oggi esistono tecniche molto meno invasive di un tempo, che non richiedono l’anestesia generale e prevedono il ricovero di un solo giorno; non c’è nemmeno la necessità di ricorrere al fastidioso tamponamento nasale perché i sanguinamenti sono minimi.

L’intervento di riduzione dei turbinati ipertrofici può naturalmente essere effettuato, se necessario, anche senza settoplastica, in presenza ad esempio di deviazioni lievi: in questi casi la grande maggioranza dei pazienti riesce comunque a risolvere i problemi di respirazione.
Se alla base dell’ipertrofia non c’è una forma allergica o una rinite vasomotoria cellulare, seguendo una corretta terapia medica ed effettuando dei regolari controlli post-operatori, l’intervento è quasi sempre risolutivo e il problema non si ripresenta”.

Conseguenze e tempi di recupero dell’intervento?

I tempi del recupero post-chirurgico cambiano ovviamente se si effettua un intervento di settoplastica associato a riduzione dei turbinati, oppure se si ricorre solo a quest’ultima.

Nel secondo caso il recupero è molto più rapido e, di solito dopo 3-4 settimane, più del 90% dei pazienti ritrovano una corretta funzionalità respiratoria.Con la settoplastica  associata, i tempi vanno invece dalle 4 alle 8 settimane, con maggiore formazione di secrezioni e croste all’interno del naso.
I due aspetti più importanti del post-operatorio di entrambi gli interventi sono in ogni caso costituiti dalla terapia medica e dall’effettuazione di controlli regolari, il cosiddetto “follow-up”, utili per la rimozione di eventuali croste e la verifica dell’adesione al trattamento, così da scongiurare la possibilità di un nuovo intervento.

Qual è il ruolo dell’acido ialuronico nel post-operatorio?

Il trattamento post-operatorio si basa principalmente su lavaggi nasali con soluzione salina, ma da qualche tempo trova un efficace impiego l’acido ialuronico in nebulizzazioni nasali, commercializzato come sodio ialuronato 0,3%.Non si tratta di un farmaco, bensì di una molecola già ampiamente presente nel nostro organismo. Ultimamente sono stati presentati diversi studi sul suo utilizzo nel post chirurgia nasale, soprattutto endoscopica, ed è stato evidenziato come questa sostanza vada a stimolare l’attività mucociliare della mucosa, meccanismo importantissimo per una corretta funzionalità nasale e per la rimozione delle secrezioni e degli agenti esterni, quali polvere e allergeni, che si depositano nel naso.

Quando un paziente viene sottoposto a intervento al naso si viene a creare un danno alla mucosa, con conseguente alterazione di questa attività mucociliare, e presenza di croste e secrezioni che possono favorire infezioni batteriche.
Associando i lavaggi nasali con soluzione fisiologica al trattamento con acido ialuronico, si limita invece la formazione di croste, perché stimolando l’attività mucociliare si impedisce alle secrezioni di depositarsi sulla mucosa e in pratica il paziente guarisce più rapidamente e con minore disagio, talvolta quasi dimezzando i tempi di recupero.

Una curiosità per finire: è sconsigliato effettuare un intervento al naso in prossimità dell’estate?

Non ci sono  controindicazioni specifiche, tuttavia è sconsigliabile intervenire chirurgicamente nei periodi centrali dell’estate, ad esempio agosto, perché le alte temperature possono facilitare l’insorgenza di alcune complicanze come edema, infezioni ed emorragie, a causa dell’effetto vasodilatatorio esercitato dal caldo e rendono il post operatorio poco piacevole.