Home Naso e vie aeree Chirurgia del naso “Naso ribelle”: l’importanza della diagnosi

“Naso ribelle”: l’importanza della diagnosi

Abbiamo incontrato il Prof. Matteo Gelardi - Specialista in Otorinolaringoiatria e Responsabile della Unità Operativa Semplice di Rinologia presso Azienda Ospedaliera Policlinico di Bari e Fondatore e Presidente dell'Accademia Italiana di Citologia Nasale - per chiarire alcuni aspetti delle rinopatie vasomotorie.

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Non sempre è facile per il Medico capire da cosa siano provocate e mettere a fuoco una diagnosi precisa che permetta un trattamento davvero efficace. Oggi, per individuare la diagnosi in maniera corretta vengono in aiuto anche tecniche “antiche”, a lungo trascurate ma che invece si sono rivelate molto utili. Capiamo perché.

Cosa si intende per rinopatie vasomotorie?

La classificazione delle rinopatie, o più semplicemente riniti, è molto complessa e al suo interno trova spazio il grande capitolo di quelle definite vasomotorie che, a sua volta, comprende un ampio gruppo di riniti.Soffrire di una rinite vasomotoria significa semplicemente avere un “naso ribelle“, cioè iper-reattivo, ma questa iper-reattività può dipendere da due fattori: uno allergico, con la presenza di riniti IgE-mediate, cioè provocate da allergeni, e uno non allergico.

Approfondiamo la problematica del fattore non allergico

Fino a poco tempo fa il problema non era conosciuto a fondo, e queste riniti non allergiche croniche venivano semplicemente definite “aspecifiche“, termine di solito utilizzato quando il Medico non è in grado di effettuare una diagnosi precisa.La diagnosi invece diventa oggi possibile “riaprendo la finestra” della citologia nasale, già utilizzata addirittura a fine ‘800 con lo studio delle cellule della mucosa nasale, ma poi a lungo abbandonata.Stiamo parlando infatti di un problema di tipo cellulare: all’interno del naso è presente cioè una tipologia di cellule (es. eosinofili, mastociti) che, rilasciando alcune sostanze, “mimano” perfettamente la rinite allergica.In base al tipo di cellule presenti nel naso si avranno:

  • riniti non allergiche eosinefile (NARES)
  • neutrofile (NARNE)
  • mastocitarie (NARMA) oppure
  • eosinofilo-mastocitarie (NARESMA).

Come si svolge più precisamente l’azione nociva di queste cellule?

Quando presenti nella mucosa nasale, esse liberano delle sostanze con un’azione intercellulare. Ovvero, le normali cellule delle mucose sono adese l’una all’altra grazie a meccanismi “a cerniera” che permettono alla mucosa di conservare la sua importantissima funzione di barriera.

Le cellule nocive “forzano” invece queste cerniere, e aprendole pregiudicano l’integrità della mucosa.I sintomi nascono dal fatto che senza l’integrità della barriera, tutto ciò che sta all’esterno (pollini, pulviscolo, microrganismi, profumi intensi, fumo…), entra a diretto contatto con particolari recettori di sensibilità (recettori trigeminali) che si trovano subito al di sotto dell’epitelio, scatenando starnuti e rinorrea. Ad esempio, è quanto succede nei pazienti che al mattino appena alzati, a causa di piccoli sbalzi di temperatura, vedono un’improvvisa “esplosione” dei sintomi.

A quali problemi possono portare le riniti non allergiche cellulari?

Le riniti non allergiche cellulari sono patologie croniche, senza stagionalità, in grado di peggiorare sensibilmente la qualità della vita al paziente.

A lungo termine possono determinare anche una sorta di prolasso della mucosa, che la predispone alla formazione di polipi.Per questa ragione è molto importante la diagnosi tempestiva, così da bloccare l’evoluzione verso la poliposi nasale, problema fastidioso perché predispone a diverse complicanze rinosinusali e rinobronchiali. Un naso in salute, insomma, fa stare bene anche i polmoni.

Come arriva lo Specialista ad escludere la causa allergica della rinite e a identificare con precisione il problema?

importanza_diagnosi2In caso di sintomi, le riniti allergiche sono le prime a cui ci si indirizza per una diagnosi, e la soluzione è molto semplice se dopo aver effettuato i test necessari emerge la sensibilità verso uno o più allergeni.
Tra l’altro la percentuale di soggetti colpiti da riniti allergiche è molto elevata, aggirandosi intorno al 30% e si stima che entro il 2020 possa arrivare a interessare fino al 50% della popolazione.

Maggiori problemi in termini diagnostici si riscontrano invece in quel 15% di pazienti che lamentano sintomi quali starnuti e rinorrea ma che risultano negativi a ogni prova allergica. I pazienti iniziano così un iter che in medicina si definisce “patognomonico”, cioè caratteristico di una malattia precisa. Ci si rivolge ad allergologi e otorini in cerca di un allergene che molto probabilmente non verrà mai trovato, perché non costituisce la causa del problema.

Un’indagine di carattere cellulare è spesso decisiva per arrivare a fare chiarezza sulla natura di molte patologie umane ma, forse per difetti formativi, questa metodologia non viene usata di frequente per i problemi rinologici.

Quanto è importante per il paziente riuscire a ottenere una diagnosi corretta?

Le indagini citologiche spesso consentono di fare una buona diagnosi e il momento in cui si riesce ad attribuire un nome preciso alla patologia “aspecifica” è quasi liberatorio per il paziente, che finalmente conosce con certezza il problema che lo affligge ed è più motivato a seguire con maggiore aderenza la terapia.Tra l’altro, l’Italia è leader nel campo della diagnostica citologica, con l’organizzazione fino a oggi di circa 50 master e la formazione di un migliaio di medici. Nel 2009 inoltre, è nata anche l’Accademia Italiana di Citologia Nasale (AICNA), la prima al mondo.

Quali trattamenti abbiamo a disposizione per le riniti non allergiche cellulari?

importanza_diagnosiTrattandosi di patologie croniche, anche la terapia è cronica e consiste in corticosteroidi topici e antistaminici per via generale. Da pochissimo disponiamo di una valida associazione, rappresentata da corticosteroide e antistaminico come spray nasale.

Ma in associazione al trattamento “standard”, risulta molto utile l’impiego di acido ialuronico. I corticosteroidi nasali vanno solitamente assunti per 20 giorni al mese, così nei restanti 10 è necessario aiutare la mucosa a riprendere la sua funzione: l’azione dell’acido ialuronico risulta molto efficace per questo scopo.Anche quando c’è necessità di ripristinare l’integrità della mucosa dopo un intervento chirurgico con l’acido ialuronico si ottengono ottimi risultati in pochi giorni, evitando anche complicanze o sovrapposizioni batteriche.

Da dove nasce l’efficacia dell’acido ialuronico?

Con il mio team di lavoro abbiamo pubblicato su importanti riviste internazionali ricerche che dimostrano quanto sia terapeutico l’utilizzo dell’acido ialuronico per via aerosolica all’interno delle cavità nasali.

L’acido ialuronico è una molecola molto conosciuta e utilizzata in vari “settori” dell’organismo: la sua funzione anti-invecchiamento e di “ricostruzione” dell’epitelio, apprezzatissima in campo estetico, può essere sfruttata anche a livello delle mucose, apportando rapidi benefici al paziente.
Accelerando il meccanismo di riparazione delle cellule, svolge in sostanza un’azione di ripristino dell’integrità della mucosa e della clearance mucociliare, meccanismo fondamentale per la salute dell’apparato respiratorio.