Con il termine cistite, ritenuto uno dei più comuni disturbi dell’apparato urinario, spesso facciamo riferimento a un’infezione della vescica, che generalmente presenta un’origine di tipo batterico.1
Ma sotto questa denominazione si nasconde un quadro più complesso e variegato di patologie, che presentano tutte una stessa problematica: una disfunzione della mucosa della vescica, denominata urotelio.
Questa mucosa riveste tutte le vie urinarie – costituite da uretere, vescica e uretra – ed è costituita da diversi strati di cellule, che agiscono come una vera barriera tra i tessuti sottostanti e l’urina.2
L’urotelio si introflette in numerosissime pieghe soprattutto quando è decontratto e presenta caratteristiche di elevata impermeabilità, oltre che distensibilità. Infatti, viene definito anche un “meccano-sensore” perché non è un insieme di cellule inerti ma un sistema in grado di reagire a sollecitazioni meccaniche e alle variazioni di composizione dell’urina, con conseguente produzione di molecole che regolano l’attività urodinamica
L’urotelio risulta costituito da tre strati di cellule epiteliali (uroteliociti) che hanno funzione di barriera di protezione:
- barriera superficiale: costituita da una fila di cellule molto voluminose a forma di “ombrello” con contorno poligonale;
- barriera laterale: costituita da più file di cellule a forma di “pera”, con l’estremità rigonfia rivolta verso la superficie e l’estremità sottile insinuata fra le cellule dello stato basale;
- barriera basale: costituita da una fila di piccole cellule irregolarmente sferoidali o poliedriche
Se questi 3 strati cellulari sono integri, l’impermeabilità dell’urotelio è garantita e questo evita il passaggio di alcune molecole attraverso la barriera, molecole che possono essere causa di dolore e aumento nella frequenza della minzione, sintomatologia tipica della cistite interstiziale e delle altre patologie a carico dell’urotelio.2