Il Prof. Giuseppe Micali, professore ordinario di Dermatologia e Direttore della Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venereologia presso l’Universita di Catania, spiega come eventuali alterazioni della cute e dei suoi annessi possano essere associate a malfunzionamenti della ghiandola tiroidea.
È noto come gli ormoni tiroidei T3 e T4, insieme alla calcitonina, siano fortemente coinvolti nell’attività metabolica del nostro organismo e quindi nella regolazione di alcune importanti funzioni fisiologiche, come ad esempio lo sviluppo della cute e il mantenimento di una sua corretta fisiologia.
In particolare, gli ormoni tiroidei stimolano il consumo di ossigeno e la sintesi proteica a livello epidermico, regolando la divisione, la differenziazione e il ricambio cellulare. Presiedono, inoltre, all’attività dei follicoli piliferi e al meccanismo di riparazione delle ferite.
Risulta perciò chiaro come eventuali alterazioni della cute e dei suoi annessi possano essere associate a malfunzionamenti della ghiandola tiroidea e in particolare all’ipertiroidismo o all’ipotiroidismo correlati alle tireopatie autoimmuni.
Nell’ipertiroidismo la cute appare arrossata, liscia, umida, vellutata e calda al tatto, a causa della vasodilatazione periferica e dell’aumentato flusso sanguigno; la sudorazione al palmo delle mani e alle piante dei piedi può aumentare sensibilmente. È possibile anche che i capillari diventino più fragili e che compaiano dilatazioni dal colorito rosso-bluastro, in particolare al viso e al torace, così come può manifestarsi un eritema palmare o un arrossamento temporaneo della cute del volto e del collo (flushing).
Altri segni cutanei di ipertiroidismo sono l’acropatia e la dermopatia infiltrativa (mixedema pretibiale). L’acropatia è una condizione clinica priva di sintomi, caratterizzata da un tipico aspetto “a bacchetta di tamburo” delle dita delle mani e dei piedi, con ingrossamento delle articolazioni delle dita. La dermopatia, presente nel 5% circa dei pazienti con malattia di Graves, interessa soprattutto l’area pretibiale, con lesioni caratterizzate da un aspetto della cute “a buccia d’arancia”, di colorito giallo-brunastro.
Per quanto concerne gli annessi cutanei, i capelli si presentano sottili e, nel 20-40% dei pazienti, vanno incontro a caduta fino a determinare vere e proprie chiazze di alopecia, mentre le unghie si presentano fragili e sono caratterizzate dalla presenza di strie longitudinali e possono anche assumere una tipica concavità “a cucchiaio”.
Anche nell’ipotiroidismo si osservano frequentemente manifestazioni a livello della cute e dei suoi annessi. La prima appare pallida, secca e con una fine desquamazione; al tatto si presenta fredda. Nell’ipotiroidismo di lunga data, in alcune aree cutanee, come ad esempio piante dei piedi e palmi delle mani, si può osservare una pigmentazione giallo-arancione e, talvolta, porpora. La guarigione delle ferite è in genere rallentata, in relazione con la gravità della patologia. Per quanto riguarda gli annessi, i capelli anch’essi fragili, secchi e sottili, sono soggetti a caduta e diradamento, ma senza arrivare a una vera alopecia.
Caratteristica è invece la perdita della parte laterale delle sopracciglia e la rarefazione dei peli ascellari e pubici. Le unghie si presentano fragili e sottili, con solchi sia longitudinali che trasversali. Tipico dell’ipotiroidismo è anche un ispessimento della cute del volto, ma anche di altri distretti corporei, che tende a diventare di consistenza duro-elastica (mixedema generalizzato).
Anche le tireopatie autoimmuni, in particolare la tiroidite di Hashimoto, sono correlate ad alcuni problemi cutanei, quali l’alopecia areata e la vitiligine.
L’alopecia areata è una patologia abbastanza frequente, caratterizzata dalla presenza di chiazze prive di capelli, ma che può interessare qualsiasi parte del corpo in cui siano presenti follicoli piliferi.
La vitiligine è un disordine della pigmentazione cutanea, localizzato o generalizzato, che colpisce approssimativamente lo 0,5-2% della popolazione. È caratterizzata dalla presenza di macchie ipopigmentate di varia forma e dimensione.
Sebbene la patogenesi della vitiligine non sia stata ancora del tutto chiarita, l’ipotesi autoimmunitaria sembrerebbe essere la più accreditata.
Diversi studi clinici hanno infatti dimostrato come nei pazienti affetti da vitiligine vi sia un elevato livello di autoanticorpi antitiroide circolanti (anti-tireoperossidasi e anti-tireoglobulina). È stato inoltre evidenziato come la vitiligine preceda spesso la comparsa della tireopatia e pertanto nei pazienti affetti da vitiligine risulta particolarmente utile la ricerca di anticorpi antitiroide.
In letteratura, infine, sono riportate diverse associazioni tra le tireopatie autoimmuni e alcune patologie dermatologiche autoimmuni (es. orticaria, lupus, dermatite erpetiforme, pemfigo, e altre).